Scendi dall’aereo e l’unica cosa che ti fa capire di essere ai Caraibi è la temperatura.
Ci saranno 28 gradi ma il sole è accecante e l’umidità altissima e pensi di essere entrata dentro un forno.
Non vedi nulla attorno a te, ma solo verde, tanto, tantissimo verde e l’aeroporto è così piccolo che pensi “ma dove sono finita?”
Sali sull’autobus diretta al villaggio e ti accorgi che c’è una sola strada e di nuovo pensi, “alla faccia del Largo”. Tutti a suonare. Tutti a ballare. Pure tu che a stento sai cosa è un “Dile que no” e anche se non lo sai, non puoi dire di no quando un cubano ti invita a ballare. Ti travolgono.E poi qual è la prima cosa che ti fa dire Caraibi?
Corri subito. Vuoi scoprirlo. Non vedi l’ora. Hai fatto 11 ore di volo e non aspetti altro. Si spalanca davanti a te mentre affondi i piedi in quella sabbia (o è borotalco?) bianca, soffice, e fredda nonostante il sole caldo cocente.
Lo vedi. Infinito. È il mare dei Caraibi. Arriva il tramonto. Anche il sole e i suoi movimenti sono diversi in quella parte del mondo. Lo vedi letteralmente andare giù sotto l’orizzonte. Tu sei abituata a vederlo scendere piano piano dietro le montagne. Ed invece lì, nasce e muore nel mare. E va veloce. In meno di un minuto lo vedi andare via lasciando il posto a un cielo pieno di stelle.
Ed è lì che capisci perché Largo. “Perché in uno spazio così piccolo, trovi l’immensità delle cose semplici.”La natura che non smette mai di meravigliarti. Con il suo mare. Con la sua foresta. Con i suoi animali. Non dimenticherò mai l’emozione di quelle piccole tartarughe, coraggiose, istintive, verso l’oceano.
Verso l’inizio della lora vita.
E l’allegria e il buon animo dei cubani, irresistibili.
Torni a casa diversa. Torni a casa piena. Con lo spirito largo e colmo dei sapori semplici e genuini. A proposito di sapori: ho assaggiato il miglior mojito della mia vita, lì a Cayo Largo!